Il 2013 sarà ricordato come l’anno di spartiacque tra la Cina rampante dei primi anni 2000 e la Cina “riflessiva” che ci attende da qui ai prossimi lustri? Forse è presto per dirlo, ma intanto c’è un dato di fatto: le importazioni per la prima volta in tredici anni si sono fermate, anzi sono andate pure indietro. Se la cosa non spaventa sui volumi, in quanto il grosso della perdita è fatta di vino sfuso (-30%), sui valori invece qualche riflessione va fatta.
Il totale (spumanti, sfuso e bottiglia) ha fermato la corsa a 1,6 miliardi di dollari, ovvero il 2% in meno sul 2012. Anche qui, lo sfuso fa -25%, ma siamo a valori davvero esigui (100 milioni di dollari scarsi), mentre quello che desta qualche preoccupazione è la bottiglia, praticamente inchiodata sui valori dell’anno passato: 1,4 miliardi, +0,5% scarso.
Fosse questa la performance di un mercato maturo, come UK o Germania, potremmo addirittura rallegrarci, essendo pure in periodo recessivo. Ma qui stiamo parlando del mercato a cui tutti (tranne rarissime eccezioni) guardano con speranza, quello che ci aveva abituato alle doppie cifre di aumento.
Su che cosa possa essere successo si possono fare alcune ipotesi. Di sicuro è da tempo che un certo affaticamento del mercato era stato registrato: vino fermo nei depositi degli importatori, e non stiamo parlando di qualche container. Importatori improvvisati e falliti. Poi l’austerity imposta dalla nuova presidenza, che sta facendo piazza pulita delle abitudini sfarzose della pubblica amministrazione, il che non è proprio un dettaglio se si conta che tra esercito e funzionari possiamo mettere insieme un paese nel paese. Non è un caso se la batosta più grossa l’abbiano presa i francesi, il cui -10% sul lato fatturati sa di Waterloo da queste parti. Altri Paesi invece se la cavano molto meglio, alcuni crescono anche bene, come Cile e Spagna, che hanno in comune il prezzo più basso della categoria bottiglia. Di questi tempi un fattore che aiuta non poco.
Per l’Italia, l’export è a doppia faccia: a una stabilità sul fronte dei volumi sta facendo da contraltare una buona progressione sui valori (+15%), con il prezzo medio sopra i 4,50 dollari al litro (+14%). Restiamo quinti nel ranking generale, dietro spagnoli e cileni, in un terzetto che si muove nella fascia dei 90 milioni di dollari di valore.
Dove invece il mercato cinese sta sperimentando una nuova vena d’oro pare essere la spumantistica. Certo, i valori sono ancora da mercato amatoriale (meno di 70 milioni di dollari), ma comunque è un settore in cui l’Italia sta venendo su bene, grazie all’appeal di prodotti come il Prosecco, che hanno fiato e massa per arrivare fin qui. Nel grafico, la crescita dei principali Paesi fornitori a valore, con il drastico calo della Francia (-10% nel 2013), e la progressione da sprinter dell’Italia, che ha raddoppiato le forniture nel giro di 12 mesi (14 milioni di dollari, per 3,8 milioni di litri).
[Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane cinesi]